puos d'alpago

Puos d’Alpago

Puos d’Alpago è il paese della mia infanzia.

puos

Degli anni forse più belli o più importanti, dei miei primi ricordi di vita.

Puos allora avrà avuto sì e no 3000 anime…, la maggior parte delle quali emigrate in Germania, a fare gelati.

Mio padre mi ha affidato a nonna Olga ed al paese stesso, quando avevo tre anni. Pensava, a ragione, di garantirmi un’infanzia “sana”, lontano dalla vita affascinante ma caotica della città e dalla frenesia lavorativa del boom del cinema italiano di cui era protagonista.

Vi ho trascorso sette indimenticabili anni, ho frequentato la scuola elementare (ahh, quant’era bella la maestra Candiani…) ed ho coltivato le mie prime importanti amicizie ed i primissimi amori.

Vivevamo in una villetta non borghese a pochi passi dal centro del paese, circondata da un bel giardino con molti alberi di melo ed un grande orto. E, chissà perchè, un salice piangente.

L’inverno era lungo e freddo. La neve “vestiva” il paese per diversi mesi. Molti miei compagni di classe venivano a scuola con gli sci (dalle frazioni collinari vicine ).

Mio padre veniva spesso a trovarmi, tra un film e l’altro o dopo un lungo viaggio all’estero. A volte cercava la concentrazione o l’ispirazione per una storia. Altre volte mi accorgevo che voleva “staccare” completamente, per qualche giorno, dal “set” dove viveva freneticamente. Sicuramente veniva per abbracciarmi forte forte. Arrivava stanco, ma radioso di vedermi, dopo un viaggio in automobile di un giorno intero (a volte anche due, se c’era la neve).

Mi raccontava, in modo trascinante, da grande affabulatore, la sua vita fiabesca e spericolata, tra produttori megamiliardari, attori famosi e viaggi in paesi lontani e misteriosi. Poi si metteva degli stivaloni ed andava a lavorare nell’orto o mi trascinava a pescare gamberi d’acqua dolce nel torrente dietro la chiesa. Io vivevo di quei racconti, per le lunghe settimane tra una sua venuta e l’altra.

Nonna Olga, quando usciva nelle sale un suo nuovo film, mi portava a vederlo a Belluno. Era un evento. Ci portavamo dietro zia Roma (la sorella) ed Valter Canei, il mio amichetto di giochi. Prendevamo la corriera in tarda mattinata ed arrivavamo con largo anticipo sull’inizio del primo spettacolo. Entrati al cinema, vi restavamo fino alla partenza dell’ultima corriera per Puos, rivedendo il film 2, 3 volte di seguito; non capivamo sempre tutta la trama ma eravamo eccitati ed interessati soprattutto dai titoli di testa… I giorni successivi erano all’insegna dell’euforismo e della nostalgia.

Adesso è rimasta la nostalgia. Di un paese che non ho mai dimenticato e di un padre un pò “pazzoide” che non dimenticherò mai.

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